domenica 24 febbraio 2013

COME USARE CONCRETAMENTE IL MODELLO. SE FOSSI...


Ora, facciamo alcune simulazioni concrete, saranno utili a fornire indicazioni sul metodo.  
Partiamo con un esempio di ricerca di lavoro.
Sono un operaio che si è occupato per 15 anni di produzione, in ambito tessile, alla ricerca un nuovo lavoro.

1°) DOVE VOGLIO ARRIVARE?  
Farmi assumere da un’azienda individuata a 15 minuti da casa, è nello stesso ramo da dove provengo; ho letto su un articolo di giornale che assumeranno.

2°) CON CHI AVRO’ A CHE FARE?
- L’impiegata dell'azienda che raccoglie i curriculum direttamente;
- L’impiegata dell’Agenzia per il lavoro che presta la manodopera a quell’azienda; 
- L’impiegata della cooperativa che ha soci-lavoratori nell'azienda;
- L’operaio Mario che conosco da anni. Lui, a sua volta, conosce il capo reparto al quale devo assolutamente far arrivare un mio curriculum.

3°) COSA VORREI DIRE?
-Alle impiegate: il lavoro che ho fatto in precedenza; cosa vorrei fare nell’azienda; che abito vicino; le motivazioni che ho; cosa posso portare (in termini di competenze, capacità, esperienza). Inoltre, se queste impiegate lavorano presso enti che prestano manodopera sul territorio potrebbero informarmi di altre opportunità: sarà quindi utile farmi conoscere in modo approfondito e rilanciare sulla disponibilità per altre proposte.
-Mario, deve sapere che sto cercando e che potrei ricoprire diversi ruoli professionali. Se, ora, in quell'azienda non c’è posto come operaio, potrei fare anche dell’altro dato che in passato sono stato anche addetto alle pulizie e magazziniere. Infine, gli direi che mi farebbe molto piacere il suo aiuto perché….(non diamo per scontato nulla...).

4°) COME FACCIO A TRASMETTERE IL MESSAGGIO?

-Alle impiegate invio il mio curriculum e la lettera di presentazione (a seconda delle indicazioni: via email, fax, telefonando per accertarmi in che modo recepisco le candidature, tramite posta ordinaria, vado di persona). 
- A Mario lascerò il mio curriculum cartaceo e la lettera di presentazione, da consegnare al capo reparto.

 
Mi chiederei poi: “in che modo possono essere notate le mie candidature”?
- Le impiegate saranno a contatto con clienti e fornitori, quindi potrei verificare se fra questi ci sono persone che conosco e che potrebbero presentarmi all'azienda.

Nel prossimo post faremo un 'altra simulazione.
A presto! 

martedì 19 febbraio 2013

QUARTO PASSO. COME TRASMETTERE IL MESSAGGIO DI RICERCA

Ogni messaggio può essere trasmesso da uno o più strumenti. Alcuni ospitano informazioni a vari livelli, ma non esiste uno strumento che veicola -sempre e comunque- in modo totalmente esaustivo tutto ciò che vogliamo dire (rimando ai precedenti post: "chi ben comunica", "comunicare il proprio valore" e i "canali per trovare lavoro").
L'obiettivo che dovremo porci, per comunicare efficacemente ai nostri interlocutori, sarà quindi quello di coniugare target, messaggi e strumenti per candidarsi; in modo da calibrare la propria ricerca.
Lo strumento di comunicazione è il veicolo che si usa per portare il messaggio al destinatario (target). Anche il destinatario, come abbiamo visto nei post precedenti, emette messaggi di risposta (feedback); quindi, anche non ottenere una risposta "è una risposta" e potrebbe voler dire -tacitamente- che qualcosa non è andato per il verso giusto, per esempio: che la candidatura non va bene; che l'azienda non ha bisogno di personale; che non ha capito cosa il candidato sa fare; che non ha ancora visto il curriculum ecc...
Occorrerà studiare bene i propri destinatari per comprendere:
- come reperiscono le candidature (email, fax, a mano, ecc.);
- chi analizzerà i curriculum (impiegata, responsabile, recruiter ecc.);
- quali sono le tempistiche del processo di selezione (tre giorni, un mese; ...sei...).

Concretamente.
Occorre scegliere i canali giusti per proporsi.
Se ci pensiamo bene, per reperire candidature ogni posto lavorativo predilige uno o più canali -questo per la propria storia, per abitudini consolidate, una certa forma mentis, opportunità-.
Domandiamoci: "il posto che sto cercando di contattare quali canali ha scelto di utilizzare?".

Nel prossimi post affronteremo degli esempi, declinando il modello proposto in possibili ricerche di lavoro.
A presto!

mercoledì 13 febbraio 2013

TERZO PASSO. "COSA VOGLIO DIRE": IL TATTO NON E' SEMPRE COSI' CHIARO


Tempo fa, per alcuni corsi di formazione sulla comunicazione che dovevo tenere, preparai -tra le varie attività e riflessioni- anche un gioco finalizzato a dimostrare quanto è difficile recepire/trasmettere/tradurre le informazioni.
Al corso portai una scatola di vimini chiusa, con all'interno un pupazzo di peluche. Un volontario doveva toccare con mano il contenuto e descrivere alle altre persone presenti cosa sentiva, cercando ti indovinare cosa fosse presente nel contenitore. Volutamente passavo la scatola alla persona con molta delicatezza, lasciando -possibilmente- intendere che poteva esserci di tutto nel contenitore, anche qualcosa di vivo (mai dicendolo in modo esplicito); dichiarando che se voleva poteva anche non infilare la mano al suo interno. Questo fece si che, se le persone addentravano la mano, era con molta titubanza e, una volta percepito che dentro c'èra un qualcosa di morbido,  accadevano le seguenti cose: qualcuno sobbalzava -credendo di aver toccato un animale-; altri ridevano; c'era chi si buttava in interpretazioni un pò fantasiose; alcuni -poi- cercavano di descrivere la cosa ma con molta difficoltà.
Quello che cercavo di passare è che un messaggio (il contenuto) spesso viene frainteso per vari motivi (in questo caso, ad esempio, il mio modo di porre la scatola o il toccare con mano il contenuto senza poterlo vedere creava interpretazioni arbitrarie), di conseguenza: che non è così semplice comprendere a fondo la portata delle informazioni, anche quando sembrano chiare e semplici come il descrivere un oggetto dentro una scatola toccandolo solo con le mani.

In questo post vorrei trattare della difficoltà di comunicare se stessi (come professionisti). Anche su cose apparentemente chiare -almeno a noi stessi- come le nostre capacità, le motivazioni, gli interessi, le competenze può esserci fraintendimento e non ottenere l'efficacia sperata.
Perchè questo? Forse perchè, a volte, crediamo che il nostro interlocutore abbia presente ciò che profondamente vogliamo dire, lo diamo per scontato e non essendo così, poi, ne paghiamo il prezzo,  magari non venendo presi in considerazione nella selezione dell'impiego interessato. Proprio per questo motivo, in questo terzo passo, vorrei spingere a focalizzare cosa realmente e profondamente vogliamo comunicare nella nostra ricerca (il nostro contenuto), cercando le parole giuste -ovvero, efficaci!-. 
Se lo faremo sarà più facile essere compresi e, quindi, apprezzati e spendibili.

"COSA VOGLIO DIRE?"
L' obiettivo consiste nel definire i messaggi che vogliamo inviare, ricordando che i destinatari della nostra ricerca di lavoro sono interessati solo ad alcuni messaggi, perchè ogni target (bersaglio/azienda)  ha bisogno di un linguaggio accurato che trasmetta valori, bisogni, competenze specifiche. 

Per esempio.
Quando scriviamo ad un selezionatore x per candidarci per il ruolo di impiegato di una multinazionale farmaceutica -non conoscendo la persona- probabilmente dovremo utilizzare un certo grado di formalità fornendo informazioni sulle nostre competenze impiegatizie. Se, invece, ci proporremo in un negozio di giocattoli, potrà essere utile far venir fuori il nostro interesse per il settore, magari facendo capire la nostra capacità nel relazionarci sia con gli adulti che con i bambini. Se ci candideramo in una concessionaria di auto, in qualità di  meccanico, parleremo delle conoscenze tecniche x, degli aggiornamenti nel settore, ecc. Infine, -sempre per esempio- se andremo a proporci presso un ristorante di cucina orientale faremo capire i piatti che sappiamo cucinare del paese xxx ecc.
Ora, proviamo a “mischiare” le cose. Se andassimo dalla concessionaria a parlare di piatti orientali oppure nella multinazionale a dire quanto adoriamo i bambini forse non otterremo l'attenzione che avremmo sperato. Sembra strano, ma molto spesso facciamo un po' così, sovente -infatti- siamo un po' grossolani nel rispondere alle inserzioni non rendendoci conto che diciamo cose non sempre su “misura”. Cioè, capita di inviare i curriculum frettolosamente, senza badare al fatto che dove ci candidiamo le persone potrebbero necessitare di informazioni precise, mentre noi magari stiamo solo dicendo –e in modo standardizzato- cosa abbiamo fatto.
Dovremo quindi trasmettere il cv informando delle peculiarità che ci contraddistinguono a seconda di chi contattiamo, utilizzando un linguaggio chiaro ai nostri interlocutori. Se abbiamo interesse per il posto per il quale ci stiamo candidando diciamolo, e chiaramente.


Per concludere.
Il giochino presentato all'inizio del post, dimostrò quanto il tatto -che in genere usiamo meno di altri sensi- non fosse spesso in grado di fornire informazioni adeguate nel riconoscere l'oggetto "peluche". Non individuandolo, poi, subentrava paura (più volte mi fu chiesto, scherzosamente: "non ci sarà mica un serpente in quella scatola?".., era una domanda posta simpaticamente, quasi per essere rassicurati che non vi fosse. Il mio annuire con sorriso creava ancora di più il sospetto che, invece, potesse esserci veramente n.d.r.<1> ) e pertanto la comunicazione era già inficiata in partenza.
 

Se vogliamo comunicare per una nostra possibile candidatura dovremo quindi cercare di non spaventare, confondere o essere grossolani. Dovremo inviare messaggi chiari, sintetici e precisi.
A presto!

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1> Sulle dinamiche della comunicazione ed i suoi paradossi si veda G.Bateson, Verso un ecologia della mente, Adelphi, 1977. In particolare il tema del doppio legame,  paradosso per cui il segnale comunicativo diventa contradditorio.

sabato 9 febbraio 2013

IL SECONDO PASSO. SI MA...CON CHI AVREMO A CHE FARE?


Se nel primo "passo" ci siamo dovuti interrogare su chi siamo e cosa vogliamo -non che sia facile, e immediato, però è dalla conoscenza di sè che occorre partire per svolgere una buona ricerca...-ora concentriamoci sul nostro interlocutore.

"CON CHI AVRAI A CHE FARE?"
Siamo sicuri che quando inviamo il nostro curriculum all'azienda X, questa sia sempre disponibile ad "abbassarsi" (o ad "alzare lo sguardo ") e leggere il cv perchè glielo inviamo noi? Putroppo non è sempre così, mica per altro, spesso le agenzie sono oberate di lavoro ed i cv arrivano giorno e notte; nelle aziende posso passare di mano in mano per arrivare sulla scrivania dell'impiegata di turno che -se l'azienda sta cercando personale e altre variabili non trascurabili-,  quando va (molto) bene, magari lo lascia al datore di lavoro; via email posso finire negli spam o tra i tanti cv inviati; via fax finire tra i vari fogli non attesi accantonati in attesa di achiviazione ecc. Per ogni problematica circa l'efficacia del proprio modo di candidarsi bisogna trovare un alternativa virtuosa che "scavalli" il problema. Se dopo un pò tot di tempo inviamo dei cv non si ottengono dei  risultati occorre, naturalmente, modificare qualcosa.
Detto questo, di certo non voglio dire che non bisogna proporre la propria candidatura usando mezzi tradizionali, occorre però fare alcuni accorgimenti e mirare bene a quello che è l'obiettivo, capendo le abitudini e modalità del nostro potenziale interlocutore nel reperire candidature. Per scoprire dei dettagli importanti puoi guardare il sito aziendale, leggere articoli dai giornli, chiedere alla rete di conoscenze delle informazioni e così via (pensa tu come ottenere più dritte).
Il suggerimento, che fa parte dell'argomento del post, consiste nel definire quale sia il proprio destinatario e chiedersi quali peculiarità ha, cioè: occorre comprendere il target. Domandati: è azienda? Negozio? Cooperativa sociale? Profit? Sono conoscenti? Non consci nessuno come link? Quali età hanno gli interessati? Quali abitudini? Quali peculiarità? Cosa trattano? ecc. 
Chiediamoci poi, quali argomenti potrebbe essere accattivante trattare nella lettera di presentazione per accendere l'attenzione su si noi?
Occorre segmentare i target ai quali si comunica attivando una comunicazione differente per ogni tipo di destinatario. Ricorda: "non siamo tutti uguali!".  
Ad esempio. Se ti proponi ad un'azienda alimentare di cinquanta persone, con una storia trentennale alle spalle, sarà ben diverso che portare il curriculum al negozio di paese con al suo interno una persona che gestisce tutto. Dovrai pensare a come parlare alle due realtà, e in modo differente, per essere ascoltato. Ti calibrerai in modo mirato per farti comprendere al meglio. Questo vale per tutti i disparati posti in cui stai andando a presentarti, ogni luogo sarà da analizzare per capire come proporsi al meglio.

Dimentica la parola “chiunque”: ogni target ha un linguaggio e va compreso ed utilizzato al meglio.
A presto!

domenica 3 febbraio 2013

IL PRIMO PASSO...DI QUATTRO


Eccoci, finalmente entriamo nello specifico del metodo, argomentando da vicino cosa possiamo rispondere alle domande proposte alla fine del post precedente.
Successivamente, una volta volta argomentate tutte e quattro, cercherò di declinare le domande di questo piccolo - e spesso sottovalutato- modello, calandole in casi concreti.

Iniziamo.
La domanda: "DOVE VOGLIO ARRIVARE?" pone le basi per una riflessione di chi siamo e, conseguentemente, cosa vogliamo.
Facciamo un passo indietro. E' noto che le attività di orientamento hanno, tra le altre cose, i seguenti oggetti: favorire la conoscenza di sé nella persona (attitudini, interessi, esperienze, conoscenze, capacità); svolgere un'attenta analisi della realtà che avvolge ciò che professionalmente ci interessa, e che potremmo chiamare "conoscenza del contesto di riferimento" in relazione agli obiettivi posti; successivamente, si andrà a supportare la persona nella definizione di un progetto, professionale o formativo, mediando fra obiettivi della persona e realtà oggettiva.
Detto questo, se ragioniamo sul "DOVE VOGLIO ARRIVARE" dovremo soffermarci, innanzitutto, su quale cosa/e vogliamo veramente, cioè: identificare l’obiettivo da raggiungere.

Se, per esempio, vorremo essere assunti dalla azienda X, dovremo chiarirlo a noi, perchè così facendo sarà molto più facile comunicarlo, poi, all'azienda. Non dovremo dare per scontato questo aspetto e, sopratutto, non dovremo sparare a casaccio se il tipo di lavoro ci interessa veramente. Prendesti uno che si candida nella tua azienda "tanto per"? Se ti candiderai "tant per" lo si vedrà e sentirà (che dire, poi, ogni tanto va a buon fine anche la candidatura "tanto per", ma non possiamo certo indicarla come metodo scientifico raccomandabile...).
Vale la massima: “Non è utile partire se non si sa dove si vuole andare”.

Diceva "conosci te stesso" la massima iscritta sull'Oracolo di Delfi e, se la accostiamo alla celebre frase socratica "so di non sapere", possiamo trovare due preziose indicazioni di come potremmo muoverci: per scoprire cosa realmente stiamo cercando e, magari, afferrare cosa vogliamo.
Un'utile strumento per comprendere ciò è il bilancio delle competenze, spesso parte integrantedel percorso di orientamento, ovvero: l'analisi realistica di quali siano le capacità del soggetto, come e quando si esprimano al meglio. In questa attività si analizzano nel particolare: -Conoscenze; -Competenze; - Motivazioni; - Aspettative.
A presto!